Una poltrona per due: la denuncia di Natuzzi

18 Gennaio 2012 / Divani, Poltrone / 5 Comments /

Ci occupiamo di design, arredamento, eccellenza creativa e produttiva e non possiamo non dare voce a quel che spesso rimane sommerso e che mina alle basi la qualità di ciò che nel mondo sa sempre, ancora, distinguerci: il Made in Italy.

Ricorderete l'inchiesta di Report (qui sotto il video) che in Giugno raccolse la denuncia di Pasquale Natuzzi, fondatore del gruppo omonimo leader nel settore del mobile imbottito e addirittura quotato alla borsa di New York. Si rimarcava la concorrenza sleale che fin dal 2007 nell’area di Forlì ha immesso sul territorio il lavoro nero nella produzione di divani e poltrone con prezzi abbattuti, qualità dubbia, nessuna tutela dei lavoratori né delle leggi che regolamentano il settore.

Il risultato è un boomerang, dei più pericolosi: si finisce così per uccidere l’azienda di qualità a favore dei pochi grossi nomi che riescono a sopravvivere nella giungla senza regole instaurata dal regime di concorrenza sleale. Ci rimettono gli artigiani che non si piegano ai compromessi e i consumatori convinti di acquistare un prodotto con etichetta Made in Italy ma che non hanno alcuna garanzia né di qualità né di rispetto delle più elementari norme etiche.

Mentre le aziende che si affidano ad artigiani specializzati con un costo del lavoro più elevato finiscono per affondare, emergono le aziende che affidano la produzione a terzisti, spesso cinesi che non garantiscono la tutela del consumatore e creano un sommerso a danno di chi invece paga regolarmente le tasse.

La qualità decresce insieme ai prezzi perché scendono i costi del lavoro e dei materiali. Per questo Natuzzi ha condotto e conduce la sua battaglia contro il cosiddetto meid in Itali a favore del più autentico Made in Italy: no all’ecopelle e ai materiali scadenti; no a terzisti privi di garanzie; sì al lavoro qualificato e in regola con il pagamento delle tasse, nel rispetto sia delle leggi che delle persone.

Articolo sponsorizzato

Ti potrebbero interessare:


5 Comments

Commenta ora!

Il tuo indirizzo e-mail non verrà pubblicato.

Lascia un commento