Jean Francois Rauzier è già un noto fotografo che si rimette in gioco con un progetto inatteso per il quale solo in parte basta la tecnica fotografica tradizionale, perché si attinge a piene mani alle più recenti tecnologie di manipolazione dell’immagine.
Lo stesso fotografo ha ammesso di aver atteso a lungo la possibilità di intervenire in post-produzione a certi livelli per creare foto di mondi immaginari e irrealizzabili, per molti versi surreali, per altri utopici.
Nasce così la ricca collezione di foto che prendono a prestito paesaggi urbani e naturali, l’arte e la tecnica del mondo antico e moderno rendendo ogni cosa futuristica, nuova, onirica, infinitamente duplicata. Ricorda per qualche tratto le costruzioni di Escher ma ci tornano alla memoria anche le Città invisibili di Calvino e una ricchissima letteratura utopica e distopica.
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