Non è immediato pensare al deserto, visti i colori del tavolino, eppure il suo nome parla chiaro e anche il movimento che produce con la sua struttura. Si chiama Dune, lo ha immaginato Krushna Palkritwar e si ispira alle dune di sabbia in perenne movimento per il continuo lavorio del vento.
L’idea era quella di catturare quel movimento e cristallizzarlo nel sostegno del tavolino che ha un ripiano trasparente per lasciare protagonista l’elemento design. Le ondulazioni delle dune, il movimento stesso del vento che agita la sabbia, la sinuosa eleganza della natura: è tutto quello che questa creazione offre.
C’è qualcosa in questo moto che induce pace interiore, quasi come fanno i giardini zen (di sabbia anch’essi, guarda caso). Il deserto, poi, oltre che un luogo fisico è anche un luogo mentale, che associamo immediatamente al silenzio, al ritiro dei sensi, all’assoluto.
La linea amorfa del sostegno assolve a funzioni tanto estetiche quanto funzionali. Il ripiano di vetro lascia sempre visibile la struttura di base. Quello che ci appoggiamo sopra sembra che sia sospeso, portato dal vento.
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